La diarrea
La diarrea è rappresentata dall’aumentata frequenza dell’emissione di feci (evacuazione), che in condizioni normali avviene 1, 2 o 3 volte nell’arco della giornata. L’emissione di feci liquide o poltacee deve quindi essere interpretata come una conseguenza della diarrea e non intesa di per sé come tale. A parte le malattie più comuni (enterocoliti alimentari), la diarrea è un sintomo importante in alcuni casi di natura infettiva a localizzazione intestinale (colera, tifo, enterocoliti batteriche), oltre che in alcuni processi cronici dell’intestino tenue e crasso (colite ulcerosa, morbo di Crohn).
Le forme acute portano rapidamente a disturbi generali che possono essere gravi, in quanto le scariche numerose e ripetute inducono una diminuzione importante dell’acqua, e con essa dei sali, il che richiede un trattamento, specialmente nei bambini, adeguato e tempestivo. Le forme croniche invece compromettono lentamente l’organismo, influenzando in particolare la nutrizione in tutti i suoi aspetti. Anche episodi di stress e panico possono contribuire alla comparsa della diarrea.
I sintomi sono facilmente riconoscibili, e spesso accompagnati da nausea, vomito, mal di pancia e crampi, gonfiore, flatulenza.
Alcune cause della diarrea possono derivare da intolleranze alimentari, da uno smisurato consumo di dolcificanti, dall’assunzione di antibiotici e altri agenti che potrebbero compromettere e danneggiare la flora batterica intestinale. Alcuni alimenti noti per la loro pericolosità nell’ottica di origine del problema sono le uova, i molluschi, la carne poco cotta, latticini pastorizzati, bibite ghiacciate od ortaggi e frutta contaminati.
Nei giorni in cui si è colpiti dal problema, è consigliabile assumere cibi astringenti, come riso, pane bianco, patate, carote, parmigiano, banane e mele. Evitare invece latticini, fritti, caffè, alcol, cibi piccanti e cioccolata.
È di fondamentale importanza bere molti liquidi per reintegrare quelli persi.
In genere questo fastidioso disturbo tende a scomparire da solo dopo uno o due giorni, ma se dovesse persistere, richiede trattamenti specifici. Il medico constaterà se è il caso di procedere attraverso una visita con anamnesi, esame delle feci, analisi del sangue, diete, colonscopia o altro.